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Omessa dichiarazione dei redditi: le sanzioni

Omessa dichiarazione dei redditi: le sanzioni e come rimediare

SOMMARIO

Può capitare, per distrazione o difficoltà, di non presentare la dichiarazione dei redditi entro i termini previsti. Ma cosa succede se non la si invia affatto?
L’omessa dichiarazione dei redditi è una violazione fiscale importante, con conseguenze che vanno da sanzioni amministrative molto elevate fino — nei casi più gravi — a responsabilità penali.
Vediamo insieme come funziona, quali sono le sanzioni aggiornate al 2025 e in che modo è possibile rimediare.

Cos’è l’omessa dichiarazione dei redditi

Si parla di omessa dichiarazione dei redditi quando il contribuente non presenta la dichiarazione entro 90 giorni dalla scadenza ordinaria fissata per legge.

Nel 2025, il termine per l’invio del modello Redditi 2025 (anno d’imposta 2024) è il 31 ottobre 2025.

Pertanto, le dichiarazioni trasmesse entro il 29 gennaio 2026 si considerano tardive ma valide; quelle inviate dal 30 gennaio 2026 in poi sono invece omesse.

Nota bene! Le scadenze possono subire variazioni o proroghe. Si consiglia, pertanto, di consultare la sezione del sito dell’Agenzia delle Entrate dedicata allo scadenzario.

Attenzione: anche la presentazione di una dichiarazione priva di dati essenziali (ad esempio senza redditi o imposte) è considerata omessa a tutti gli effetti.

Differenza tra dichiarazione tardiva e omessa

  • Dichiarazione tardiva: inviata entro 90 giorni dalla scadenza. È considerata valida e comporta sanzioni ridotte.
  • Dichiarazione omessa: presentata oltre 90 giorni o mai inviata. Non produce effetti e comporta sanzioni molto più gravi.

👉 Per questo motivo, agire entro i 90 giorni è fondamentale per evitare che la violazione si trasformi in omessa dichiarazione.

Come rimediare: il ravvedimento operoso

Il ravvedimento operoso consente di regolarizzare la posizione entro 90 giorni dalla scadenza del termine ordinario, pagando una sanzione ridotta.

🔹 Entro 90 giorni (dichiarazione tardiva)

  • Sanzione ridotta a 1/10 del minimo: quindi 25 € (1/10 di 250 €).
  • Occorre versare anche l’imposta dovuta e gli interessi legali.

🔹 Dopo 90 giorni

Non è più possibile ravvedersi per l’omessa dichiarazione, ma si può comunque collaborare con l’Agenzia delle Entrate durante eventuali accertamenti per ridurre l’impatto sanzionatorio.

La sanzione omessa dichiarazione aggiornata al 2025

Con il D.Lgs. n. 87/2024, in vigore dal 1° settembre 2024, è stato riscritto il regime sanzionatorio per le violazioni fiscali, inclusa l’omessa dichiarazione dei redditi.

🔹 Sanzioni omessa dichiarazione in misura ordinaria

  • Se sono dovute imposte, la sanzione va dal 120% al 240% dell’imposta dovuta, con un minimo di 250 euro.
  • Se non sono dovute imposte (ad esempio perché il reddito è negativo o in perdita), la sanzione è da 250 a 1.000 euro.

Esempio pratico:
se un contribuente avrebbe dovuto versare 5.000 € di imposte, la sanzione base parte da 6.000 € (120%) e può arrivare fino a 12.000 € (240%).

🔹 Sanzioni ridotte in caso di accertamento parziale

Se la dichiarazione viene poi presentata su invito dell’Agenzia delle Entrate o in seguito a un accertamento, la sanzione resta elevata ma può essere ridotta in base alla collaborazione del contribuente.

🔹 Sanzioni accessorie

Oltre alla sanzione principale, sono previste:

  • il recupero delle imposte dovute, con interessi di mora;
  • la perdita dei crediti d’imposta non dichiarati;
  • la decadenza da agevolazioni fiscali (come detrazioni o bonus);
  • in casi gravi, l’apertura di un procedimento penale.

Quando l’omessa dichiarazione è reato

L’omessa dichiarazione può anche avere rilevanza penale. L’art. 5 del D.Lgs. 74/2000 prevede il reato di omessa dichiarazione se:

  • l’imposta evasa è superiore a 150.000 euro per imposte dirette, oppure
  • l’IVA evasa è superiore a 250.000 euro per periodo d’imposta.

In questi casi, la pena prevista è la reclusione da 1 anno e 6 mesi a 4 anni.
Se l’imposta evasa è inferiore a tali soglie, resta comunque applicabile la sola sanzione amministrativa.

Entro quando può intervenire il Fisco

In caso di omessa dichiarazione, i termini di accertamento sono più lunghi rispetto a una dichiarazione regolare.
L’Agenzia delle Entrate può emettere accertamenti entro il 31 dicembre del settimo anno successivo a quello in cui la dichiarazione avrebbe dovuto essere presentata.

Esempio: per la dichiarazione dei redditi 2024 omessa, l’accertamento potrà essere notificato fino al 31 dicembre 2032.

Come evitare problemi

  1. Controlla ogni anno le scadenze fiscali.
    Imposta promemoria e affidati a un professionista per l’invio delle dichiarazioni.
  2. Conserva le ricevute di invio telematico.
    Sono la prova dell’avvenuta presentazione.
  3. Verifica sempre con il tuo commercialista se hai obbligo di dichiarazione, anche se non hai percepito redditi.

In sintesi

Tipologia di violazioneTermine di invioValiditàSanzione minimaNote
Dichiarazione tardivaEntro 90 giorniValida25 € (1/10 del minimo)Ravvedimento operoso
Omessa dichiarazione (imposte dovute)Oltre 90 giorniNon valida250 € – 240% dell’impostaPossibile reato >50.000 €
Omessa dichiarazione (senza imposte)Oltre 90 giorniNon valida250 € – 1.000 €Amministrativa

Conclusione

Non presentare la dichiarazione dei redditi può costare molto caro, ma nei primi 90 giorni è ancora possibile rimediare con un ravvedimento.
Oltre questa soglia, la violazione diventa più grave e può comportare accertamenti fiscali o perfino sanzioni penali.

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Cosa ne pensi?

Una risposta

  1. Il Caf che amministra mia madrepensionata al minimo sino alla data del decesso avvenuto il 14/03/2017 ha omesso di presentare il mod.RED per l’anno 2016 e la relativa dichiarazione adducendo come pretesto il mancato invio dal’Inps del mod.RED e della relativa stringa dalla quale desumere idati reddituali di mia madre del 2016,malgrado il Caf sia responsabile in caso di errori e/omissioni rispondendo dei danni causati al cliente .Poichè il Caf è coperto da polizza assicurativa per la coperturadella responsabilità civile e professionale può rivalersi il cliente per i danni che andrà ad assumere chiedendo gli estremi della citata polizza assisurativa?

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